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Poesia

A Hank (Henry Chinaski)



bukowski006

Je respire  à peine ce soir
pendant que tu me demandes de changer,
d’être ce que je devrais
de mieux m’administrer
de donner plus de valeur à ma vieillesse,
à mes cheveux blancs, à ce que j’écris.
.
Je suis  au temps ce que c’est qu’ un cerf volant
qu’ un rat de campagne à la mer,
à la lune, ce que c’est qu’un idiot aux yeux fermés
ce que c’est qu’un papillon se noyant dans une flaque
et je suis  à l’amour,
ce que c’est qu’ une trahison permanente.
.
Tu me regardes sérieuse, comme une mère ferait avec son fils
et certes tu n’es pas ma mère,
tu sais mieux que moi ce que je suis
et tu m’aimes comme par pitié d’un imbécile.
.
Voilà ce que je pense et ce que je veux!
Je n’aime pas du tout cultiver
encore moins cultiver des fleurs
je m’en fous des rêves et des roses
je n’ai pas d’ambitions,
j’aime plus les poules que les poètes,
j’écris presque seulement pour boire et vice-cersa.
.
Pour moi
ton cul  adipeux c’est de l’amour pur,
aussi bien qu’ un beau nocturne de Chopin
pendant qu’il bruit sur un disque et que j’écris.
.
J’aime
mes étranges mots crucifiés
la  graisse d’un tabouret de bistrot,
un bon verre, quatre coups de poing sur la figure
(pris ou donnés , cela m’est égal)
valant pour moi plus que la mort,
donnant à la vie la juste importance
de tout ce qui vient à échéance  et se dissout
.
Donne de l’importance à la vie et tu es foutu!
.
Ce qui est ci-dessus
c’est la matière réelle de mes livres
de la lumière filtrant des fenêtres fermées,
la fumée douce de nombreuses sigarettes,
la vérité de tout mon succès.
.
Et ne me parle pas d’âme, ce soir,
Je l’ai déjà crachée  dans  les derniers jours.
Viens te coucher , il vaut mieux,  éteins la lumière.

.

Fiorenza Dal Corso – Abner Rossi.

13 Dicembre 2021.

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Poesia

ad Hank (Henry Chinaski)


Respiro appena stasera

mentre tu mi chiedi di cambiare,

essere quel che dovrei,

spendermi meglio,

dare più valore alla vecchiaia,

ai capelli bianchi, a ciò che scrivo.

.

Io sto al tempo come un aquilone

come un topo di campagna al mare,

alla luna, come un cretino ad occhi chiusi

come farfalla che affoga in una pozza,

e all’amore,

come a un tradimento permanente.

.

Mi guardi seria, come madre un figlio

e certamente tu non sei mia madre,

sai meglio di me quello che sono

e mi ami, come per pietà di un imbecille.

.

Ecco cosa penso e cosa voglio!

Non amo coltivare proprio niente

meno che meno coltivare fiori

dei sogni e delle rose me ne frego,

non ho ambizioni,

amo più le galline dei poeti,

scrivo quasi solo per bere e viceversa.

.

Per me

il tuo cellulitico culo è puro amore,

come di Chopin un bel notturno

mentre fruscia su un disco ed io che scrivo.

.

Amo

le mie strane parole crocifisse,

l’unto dello sgabello di un bar,

un bel bicchiere, quattro pugni in faccia

(presi o dati mi è indifferente),

che valgono per me più della morte,

danno alla vita l’importanza giusta

di tutto quel che scade e si dissolve.

.

Da importanza alla vita e sei fottuto!

.

Quanto appena sopra

è dei miei libri la sostanza vera

luce che filtra dalle finestre chiuse,

il fumo dolce di tante sigarette,

la verità di tutto il mio successo.

.

E non parlarmi di anima, stasera,

l’ho già sputata negli scorsi giorni.

Vieni a letto piuttosto, spegni tutto.

.

Abner Rossi (fine settembre 2021)

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Poesia

A Charles Bukowski (2)


In morte di Charles Bukowski

Qualcuno ti pensa inzuppato nel vino,

altri perduto in mondi distrutti e delusi

o a menar pugni accecato, verso orizzonti,

fantasmi, miserie.

Le tue poesie

le ho lette, rilette e bevute,

conosco le sedie a tre gambe

i lavandini otturati,

i piatti incrostati e sbrecciati

le macchie di unto, le croste di pane

i lunghi bicchieri essiccati.

So dei banconi dei bar

lucidati da gomiti ubriachi,

so tutto degli occhi cisposi di fumo,

delle case noleggiate e cadenti

di Bach da ascoltare svenuto.

So tutto di mutande ingiallite di piscio

delle vecchie puttane affamate e bevute,

di fiche imbiancate dagli anni,

dei pochi che stringono mani,

dei tasti marroni di fumo,

dei fogli di carta smarriti…

e di penne spuntate.

So poco

del successo che arriva alla fine

ed è questo che spiana la via

è questo che guida la morte.

Da quello che so

e da ciò che non mai ho mai imparato

direi che la tua è poesia e bandiera,

poesia puzzolente come vita vissuta,

merdosa come un cesso intasato…

e quindi sublime, alta, generosa,

inarrivabile, sporca e linda

come un viaggio senza arrivo.

Quindi assoluta, sensibile,

ed anche amorosa poesia.

Abner Rossi

10 marzo 2014

Bukowski

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Poesia Poetry

In morte di Charles Bukowski


“San Pedro, 9 marzo 1994”

a Henry Charles “Hank” Bukowski Jr.

 

Qualcuno ti pensa inzuppato

nel vino, altri disperso in mondi

distrutti e delusi. Altri a menar pugni

accecato, verso orizzonti e fantasmi.

 

Io le ho lette, rilette e bevute,

conosco le sedie a tre gambe

i lavandini otturati, i piatti

incrostati e sbrecciati

le macchie di unto, il nero focato

dei lunghi bicchieri essiccati.

 

So dei banconi dei bar

lucidi dei gomiti ubriachi,

degli occhi cisposi, dei pesi,

di case senza confini, di Bach

da ascoltare svenuto.

 

So tutto di mutande ingiallite

delle vecchie puttane in disuso,

di fiche imbiancate dagli anni,

dei pochi che stringono mani,

dei molti che rubano il pane,

dei tasti marroni di fumo,

dei fogli di carta smarriti…

e di penne spuntate.

 

So poco

del successo che arriva alla fine

ed è questo che proprio mi piace.

 

Da quello che so

e da ciò che mai ho mai imparato

direi che la tua è poesia

puzzolente come vita vissuta,

merdosa come un cesso intasato…

 

e quindi sublime, alta, generosa,

inarrivabile. Quindi assoluta

ed anche amorosa poesia.

 

Abner Rossi

10 marzo 2014

Bukowski